Flemmatico
flem-mà-ti-co
Significato Imperturbabile, che agisce con calma e lentezza, senza scomporsi
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo phlegmaticus, dal greco phlegmatikós, derivato di phlégma ‘umore viscoso’, propriamente ‘infiammazione’, da phlégo ‘ardere’.
- «Non ti preoccupare, è una persona flemmatica: risponderebbe con quel tono anche se tu la ingiuriassi.»
Parola pubblicata il 16 Novembre 2024
Anche questa parola, così efficace nel rappresentare un carattere umano, scaturisce dall’antico, vasto e fondamentale bacino della medicina ippocratica. Dall’umorismo alla collera, dall’idiosincrasia alla malinconia, ancora viaggiamo spesso sui binari di quella teoria umorale — che cioè leggeva caratteri e accidenti della salute umana in base alle diverse mescolanze di quattro umori fondamentali, cioè sangue, bile gialla, bile nera e flemma.
La flemma (o flegma) è un muco di natura fredda e umida, prodotto da una certa infiammazione — e questo forse è il motivo per cui la flemma, nonostante sia fredda, si chiama così: il greco phlégo vale ‘bruciare’. Ad ogni modo uno squilibrio in eccesso di questo umore provoca apatia, letargia, lentezza, debolezza.
Il temperamento flemmatico quindi è calmo e fiacco. Ma qui la lingua opera una selezione curiosa.
Le parole che ci rappresentano le altre complessioni umorali non si peritano di conservare anche certi estremi negativi di queste rappresentazioni. ‘Sanguigno’, squilibrato nel sangue, significa impetuoso e violento, ma tecnicamente sarebbe anche gioviale, ottimista, sensuale. ‘Collerico’, squilibrato nella bile gialla, figuriamoci: per noi è semplicemente iracondo, ma sarebbe anche volitivo, energico, ambizioso. ‘Malinconico’, squilibrato nella bile nera, soltanto grazie all’effetto del romanticismo si è scoperto fuori di patologia, riuscendo a temperarsi in una mite, fertile tristezza.
Il flemmatico invece ha preso una decisa svolta positiva. Forse perché più innocuo e controllato degli altri, ha avuto lo spazio e la libertà di far leggere i suoi tratti in maniera buona, costruttiva. La calma è una virtù. Anche la lentezza può esserlo — andare lemme lemme (‘lemme’ è un adattamento popolare di ‘flemma’). E l’agire senza scomporsi trasmette un’impressione di padronanza, di chi domina sé — e quindi, inferiamo, ha una certa facilità nel dominare anche le situazioni esterne.
Insomma, questa placidità è piaciuta, e il flemmatico da esageratamente calmo lento abulico e torpido è diventato il taglio migliore dell’imperturbabile.
Posso parlare della risposta flemmatica resa alla provocazione irosa; posso parlare del modo flemmatico in cui l’amica ha reagito alla situazione di emergenza; posso parlare di come l’amico flemmatico non perda mai occasione per una battuta sobria.
Certo, non è un reame di passioni che tumultuano in superficie, di istinti accesi, di travolgenti energie vitali — e non lo è nel bene e nel male. Ma forse quegli eccessi sono più molesti di quelli della calma inattiva, e così la lingua ha deciso di raccogliere il flemmatico nella sua vocazione virtuosa. Sorte niente male, per un catarro freddo.