Tuba
tù-ba
Significato Strumento musicale a fiato, oggi corrispondente a un flicorno grave. Copricapo a cilindro piuttosto alto. Denominazione di alcuni condotti anatomici, come le tube di Eustachio
Etimologia prestito dal latino tŭba ‘tromba lunga e dritta’, probabilmente derivato da tŭbus ‘tubo cilindrico cavo; tromba’. Per l’omonimo copricapo, il nome deriva dalla forma che lo caratterizza, appunto cilindrica; lo stesso vale per le tube anatomiche.
- «Ma la tuba ha qualcosa a che fare con il tubare dei colombi?»
Parola pubblicata il 10 Novembre 2024
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Il verbo tubare non c’entra con la tuba. È un’onomatopea del verso del colombo che, infatti, in tedesco si chiama Taube e in inglese dove. La vera domanda invece potrebbe essere: perché l’assolo strumentale del Tuba mirum dal Requiem di Mozart è suonato da un trombone, invece che da una tuba?
Si chiamava tuba (di solito tradotto con tromba) un antico strumento a fiato dell’antica Roma, molto diverso dall’attuale omonimo. Aveva la foggia di un lungo tubo e probabilmente non era un’invenzione dei Romani, perché ne esistevano già modelli simili sparsi nel Mediterraneo; si dice che nell’Urbe fosse arrivato per via etrusca. La sua ‘voce’ era terribilis e rauca, perfetta in campo militare, quando il volume contava più di un bel timbro, ma valida anche per usi civili. L’illustre Vegezio scriveva che il suono stentoreo della tuba trasmetteva i comandi all’esercito, e in effetti nella legio III Augusta prestavano servizio 39 suonatori di tuba, detti tubicines.
Caduto l’Impero, nel Medioevo la tuba continuò la sua esistenza nelle opere letterarie e nei terribili versi del Dies irae attribuito a Tommaso da Celano, sequenza della Messa da Requiem, oggi espunta dalla liturgia. Un suo verso famoso recita appunto Tuba mirum spargens sonum (una tromba, che sparge un suono mai udito prima)… era proprio la tromba del Giudizio.
La tuba compare anche nelle opere di Dante, di Petrarca e di Boccaccio. A quell’epoca girava perfino l’espressione «cantare cum la tuba», che significava strombazzare ai quattro venti di aver compiuto una buona azione per farsi lodare.
Con un testo simile, lo strumento che dialoga con il canto del Tuba mirum non poteva essere un’arpa delicata o un flauto dal suono chiaro e trasparente. Il trombone era il rappresentante più credibile ed era avallato dalle ricche iconografie del Giudizio Universale, con trombe e tromboni di varie dimensioni. Dunque, chiunque musicava quel passo, solitamente includeva gli ottoni; la tuba ancora non esisteva.
Lo strumento nacque infatti a Berlino il 12 settembre 1835, data in cui Wilhelm Wieprecht (direttore di banda) e Johann Moritz (costruttore di strumenti musicali) depositarono il brevetto. Il nome tuba era un repêchage. Tra parentesi, nello stesso periodo si affermò anche la tuba-cappello a cilindro, accessorio indispensabile nel guardaroba del gentiluomo dell’Ottocento.
Giuseppe Verdi
Invece Wagner, nella sua personalissima e geniale concezione della musica teatrale, riteneva che le tube dovessero essere eroiche, solenni, e non ‘romantiche’ come i corni. Evidentemente le tube appena brevettate non rispondevano appieno al suo ideale: per il Das Rheingold fece costruire due apposite tube tenori in Si bemolle e due tube basse in Fa, le cosiddette ‘tube wagneriane’. Sembra che avessero lo stesso bocchino del corno e perciò il compositore dispose che fossero suonate da quattro degli otto cornisti previsti in partitura, che dovevano alternarle al loro strumento principale.
La tuba comparve in epoca tarda poiché è uno strumento non semplice da costruire, con canneggi e pistoni, ma fu ideato per potenziare il volume dell’orchestra nel registro basso. Nell’Ottocento infatti gli organici strumentali aumentarono progressivamente e il terzo trombone non bastava più a sostenere la massa sonora sovrastante degli strumenti più acuti. Fu così che si aggiunsero le tube, fratelli gravi della famiglia dei flicorni.
A meno di esigenze particolari, di solito in orchestra è sufficiente una sola tuba, e può essere in Do o in Fa, mentre nelle bande sono più utilizzate quelle in Si bemolle e in Mi bemolle. Comunque, le tube non hanno uno standard ufficiale, così ogni orchestra, ogni formazione e ogni professore può scegliere fra differenti tagli.
Uscita dall’Europa, la tuba sbarcò negli Stati Uniti, dove spaziò dal jazz alla musica colta, arrivando fino a Hollywood. Ovunque fu un successo pieno, consacrato anche da arrangiamenti solistici per veri virtuosi.